C’è chi del tempo ne fa oro e chi, invece, poesia.
"…A una rima di vento" versifica un sentimento di colei che rende il tempo udibile e visibile su carta.
I versi di Enrica Loggi sembrano descrivere una realtà che, per il suo naturale essere, da sola non si racconta ma nemmeno si cela; si apre a tutti e nuda utilizza l’essere umano, quasi a volerlo prendere in giro. In questo caso la realtà si mimetizza nell’autrice, per farsi descrivere nelle sue più intime differenze, per farsi vestire delle vesti più belle e/o umili lasciandola però libera di interpretarla o, forse, di costruirla.
È questo che poeticamente leggo tra le rime di Enrica Loggi: un richiamo alle sue memorie attraverso versi che scandiscono spazi “liberi”, dissociati dal tempo osservatore e risanatore. Ma pacatamente rasserenata e alle volte anche rassegnata all’inevitabile sua esistenza a cui il cuore si presta ritmandola con il vissuto: «C’è una parola che non so più dire / e vive negli istanti / colorata di tempo / stretta / a una rima di vento. // Ma in primavera tornano sui rami / le coroncine verdi, / ed anch’io a raccontare». (p. 16)
«…poetessa che conosce la differenza tra comunicazione e espressione» scrive in exergo di …A una rima di vento Franco Manescalchi. Aggiungo una poetessa che riesce a trasfigurare uno sguardo emotivo in versi razionalmente poetici, che rimandano alla vita che appartiene ad ognuno così come lei, poetessa, appartiene a questa vita. E, pertanto, non vi sono rimandi al mito, se non a quello della vita, che sempre ognuno ha da decodificare.
Cosa non semplice, perché la vita ha le sue oscurità e il suo fermo-immagine. Il narrare della Loggi ricorda il pause di una tecnologia che gioisce del presente perché pregno di un passato che sta per nascere e speranzoso di un dispiegarsi di un nuovo futuro.
Trema l’immagine evocata dalla sua liricità, come è propria dell’immagine fermata di un video: oscilla nell’indecisione di un passato da raccontare ( "Raccomando alla sera queste fole" ) e di un futuro da vivere "…e canterò la luce del tuo dire nel mio precipitevole disire." (p. 15)
Tra una pagina e l’altra, nel susseguirsi delle poesie, un commiato di sensazioni: da un concedersi all’amore altrui alla ricercata, quanto necessaria, solitudine poetica: "Io sono qui, / tra il sole e la neve." (p. 80)
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