Un incontro di poesia alla Galleria Marconi, raccontato da Sara Di Giuseppe.

Il dialogo di oggi è quello fra amiche che discorrono con grazia affettuosa: Enrica percorre con Antonella le tappe di una creazione poetica, la sua, che canta fragilità e solitudini – i poeti sono soli / col loro inverno – labirinti ed assenze, fughe e ritorni, e il piccolo affanno dei gesti quotidiani che la natura materna e pietosa accoglie e consola. Terra e pietre, cieli e stagioni, e soffi di mare che conducono memorie, acque di piogge e acque di fiumi: tutto ascoltiamo fluire nella voce che leggera scandisce il suo breve diario di parole.
Dal gioco del dialogo si dipana una
narrazione che è confidenziale (l’abitudine di leggere all’amica, per telefono,
i versi appena composti… “dovremmo tutti avere un poeta per amico”, dirà
Antonella) e al tempo stesso illumina una trama poetica intima e profonda,
definisce la traccia inconfondibile di ogni sua raccolta: la vita colta nel suo
“farsi natura” (così la felice espressione di G.Dimarti), e la poesia - canzone
accesa - che ne penetra la sacralità, vi rintraccia un disegno che si fa avanti
senza mostrarsi, percorre mari non navigati e orizzonti di città dove si
muovono i miei simili /mutando il loro dove, s’innalza in uno “slancio
esistenziale in grado di contrapporsi allo sgretolante grigiore del mondo”
(A.Lucidi).
Quiete onde di luce, si travestono / e si fingono stelle, anzi parole: ecco evocate dalla conversazione, le creazioni di Enrica per i bimestrali Grandi Temi di UT **, in ciascuna la vastità sontuosa del tema è ricondotta all’alveo imprevedibile e dimesso di un quotidiano che si fa poesia.
Quiete onde di luce, si travestono / e si fingono stelle, anzi parole: ecco evocate dalla conversazione, le creazioni di Enrica per i bimestrali Grandi Temi di UT **, in ciascuna la vastità sontuosa del tema è ricondotta all’alveo imprevedibile e dimesso di un quotidiano che si fa poesia.
Ci congediamo ormai, e giurerei d’averlo visto sorridere, l’anziano perplesso grande signore con palloncino rosso sulla parete destra, grato come tutti noi ad Enrica per questa breve indimenticabile heure authentique de vrai bonheur ***.
* Personale di Rita Vitali Rosati - Galleria Marconi,
Cupra Marittima, 21 maggio / 17 giugno 2017
** POESIENRICALOGGI” – I QUADERNI DI UT XII-MMXVI
n.1
*** G.Brassens, Histoire de faussaire
Il filo s'è spezzato che cuciva la veste.
Era una veste nera con riporti di merletto
comprata dai Cinesi per spendere poco.
Una gonna a campana che ondeggiava sul corpo
disegnava petali sulle gambe in moto.
Stoffa gracile, tessuto sintetico, un po' di cotone.
Era bella la gonna coi riporti di merletto.
Ma nell'uso dei giorni l'ho sentita strapparsi
e a ricucirla s'è strappata ancora.
Era bella e sottile, piccolo sogno di campana.
Giovinezza in transito per strade di sole.
Non posso più indossarla e non la butto via:
è un ricordo d'estate, da Yang Xin.
(da "PoesiEnricaLoggi")
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