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22/07/15

Marco Fulvi: "Rovine". La mostra a Offida (AP) al Museo Palazzo De Castellotti, dal 25 Luglio all' 8 Agosto 2015



Case in rovina come fantasmi in cui l’avanzare del Tempo ha depositato le sue orme, i segni della vita che continua nei muri sconnessi, sotto cieli azzurrini o decisamente verdi, case antiche dove ad abitare è rimasta l’erba, sottile o folta come una capigliatura che s’insinua nel disegno dei muri quasi a tenerli stretti in un unico respiro.
Queste case si stampano viventi - morenti contro il cielo in pieno sole, abitano un destino di silenzio e come di attesa. Nessuno osa toccare questo disegno di volti che si aprono insieme alle porte, alle finestre, per tratteggiare lentissimamente il volere, il fulgore di un fertile abbandono. In realtà esse sono i profili di un unico volto, ritagliato tra le spoglie della Natura, un volto che le accompagna e a volte premurosamente cancella le sagome dei vecchi muri per riempirle di effluvi, di silenzi vistosamente languenti, di cespugli che ingigantiscono quasi a proteggere quanto è rimasto di una vita intera senza cedere alla morte. 

Sono parvenze di un passato, tratteggiate con la pittura ad olio minutamente, col sentimento dell’Artista che ha deciso di salvarne l’aspetto riproducendo uno, due, tanti volti che poi sono le vestigia di un volto solo, la cui bellezza sconfina in una grazia fertile e sommessa, un linguaggio ripescato e immortalato da uno stile pittorico volutamente gentile e quasi religioso. I colori delle superfici oscillano tra il marrone e il verde con un equilibrio e un fare meditativo che ci invita a trattenere lo sguardo al loro procedere  infinitesimo e paradossalmente eloquente, ad un discorso che ci chiama ad assumere nella memoria degl’improvvisi silenzi.
Ci chiediamo quanto dureranno questi simulacri che il Tempo non vuole abbandonare e mentre trascorre su di essi promette un altro futuro, una presenza modesta ma tenace, come i vecchi mattoncini minuziosamente raffigurati. E ognuno di loro ha una storia calda e insieme fugace, sensibile e audacemente provvisoria.
Il tempo in fuga è il sigillo di queste sagome invase dai ricordi, sopravvissute, vestite dell’abito di una ridente povertà, che trascorre e benedice ciò che è stato, accarezza ciò che sarà. Dalla prima all’ultima esse si sorreggono l’un l’altra, e promettono un abbecedario vivente, che ci accompagna in un sogno fulgido e delicato.

Enrica Loggi



27/05/15



La mia città, una veglia di ginestre
sulla collina immane, fino al mare.
Maggio è così, di meno non sa dare.
San Benedetto in rosa fino al largo
si desta: è una conchiglia il suo letargo.

(E.L.)

26/04/15



Fine del giorno in aria bruna e carta
veloce l'acqua imita le nubi
e il cielo fugge, cerca la sua strada
in fondo al mare, forse si fa sera.
(E.L.)

22/02/15





Vive al Flauto Magico, in una cornice ideale, perché fatta di penombra e luci, accoglienza e spazio d’incontro, questa mostra che si cala nel ventre di un’ideale città, che forse tutti vorrebbero conoscere tanto è variopinta e ammiccante, specchio di una vita intensa, che rivela l’animo della Pittrice, in bilico tra sogno e veglia, desiderio e realtà.
L’astrazione è qui fermata nell’immagine che si slancia, rotola, si moltiplica e teneramente chiede ascolto. Ogni dipinto ci sveglia, ci scuote, ci accompagna nel suo viaggio fatato, tra le luci di finestre che occhieggiano e pareti che si moltiplicano, si smagliano, raggiungono il colore e lo offrono, nel cuore di una fanciullezza dello sguardo che si ripete ed è silenzio e festa. 
E.L.

05/01/15

Nuovi accordi



Questi giorni che aspettano la neve
si convertono al bianco come nidi
indossano crepuscoli e altri sogni
entrano ed escono come chiodi
che la carne perdona.
Siamo tutti dentro
la nave che dondola lontano
dai porti e cerca
la riva che l'accolga ed una terra
finalmente indolore.

(Enrica Loggi)