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25/09/13

Monteprandone, domenica 22 Settembre, piazzetta IV novembre.



Avviene che nella minuscola piazza antistante lo Studio dell’Artista Nazareno Luciani, verso le diciassette e trenta compaiano: una panchina trasportabile, un tavolo con sopra una allegra copertura gialla e una sontuosa sedia di plastica bianca, un altro tavolo ricoperto di stoffa a ghirigori viola e tre personaggi di scena: una poetessa, un pittore, un altro pittore fabbricante di lampade e, riconoscibile dalla flemma e dalla parrucchetta bianca, Nazareno Luciani in persona. Lo spaziomOHOc  aperto, come una madia contenente l’indispensabile dell’Arte: quadri in ogni dove, dalle tinte soffuse, molti ospitanti il piccolo quadrupede di nome OHO, mite ed esultante, un angelo a quattro zampe. Silenzio nella piazza, cielo sereno, balconi lustri, una piccola via d’imbocco che subito transita verso un tranquillo dove. Quadri appesi alle case racchiudono il luogo che si carica di colore sfumante in una densa poesia. Tutto è pronto per l’imprevisto. Piccolo rendez-vous di spettatori che osservano i pittori armeggiare con tinte sgocciolanti sulle lampade in fieri, la poetessa che s’è seduta al tavolo giallo e parla come in sogno, lungamente, del suo libro “…A una rima di vento”. Appare un suonatore di chitarra che dà vita a un suono che si ripete, si ripete. Appare un altro pittore. La piazza è un largo, un campiello, un contesto un po’ faceto e un po’ severo. L’Arte è il racconto che vi s’intreccia, e si scioglie col crepuscolo: voci affiochite dalla sera, un po’ di fata morgana nel cuore.

P.S. I pittori:  Vincenzo Lopardo, Antonello Pala ed Emilio Patalocchi
      Il musicista: Davide
      La poetessa: Enrica Loggi

03/09/13

Una sera d'Agosto. Reading alle Cantine Cameli (Grottammare - Valtesino)





Enrica e Antonella Roncarolo 


Piergiorgio Cinì


Lorenzo Evangelisti 

*

La pioggia fruscia come un uccello sul parabrezza
la strada che costeggia il fiume ha la bellezza
delle acacie efebiche fiorite a maggio
giù lungo gli argini dove incontri
la serpe d’acqua che scansa le pietre
e non raggiunge il mare, pigra
nella pianura selvatica
sola  sotto la sferza della pioggia
come di un’altra vita, un’eco
di compagnie trascorse, di bivacchi
sotto il cielo schiarito e tiepido
di un maggio clamoroso
tempestato da rondini baccanti.
E  sulla terra grigia gli amici,
i solitari, gli amanti
vivono questa musica.
Tra gli argini che il cuore non sa mettere
si va barcamenando di ciascuno
l’innocenza e l’angoscia, come il fiore
votato a seminarsi nei pensieri,
cancellarsi in una nuova acqua che scorre.


Enrica (da ...A una rima di vento)