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29/10/09

Per una rilettura di "Inventario" di Rita Vitali Rosati



Il libro si apre come un alfabeto magico che comincia con un' A sonora e finisce con la sibilante Zeta. Tra queste due lettere ne compaiono altre, che sembrano pescate nel gioco delle classiche 21, ripescate, evocate.
A ciascuna fa seguito una serie di racconti che chiedono, per esprimersi, tutto quanto l'alfabeto e forse diverse lettere in più, per comporre la loro lingua e scomparire quando tra le immagini trascritte compare l'ineffabile. E questo si affaccia dovunque, perchè le persone, i luoghi, i sentimenti vivono in un transito continuo, che presuppone per ogni immagine uno spazio straniato dallo spazio, un tempo dal tempo, e di rimando una puntualità che si ritaglia nell'attimo dello scatto, dilatandosi in una larga situazione.
Rita conosce persone e luoghi di cui c'invita a condividere l'amicizia; se non altro ci visitano tutte le facce di questa umanità, città degli uomini e delle cose, dove la macchina fotografica viaggia ricordando e raccontando.


L'immagine non ha cornici, confina con vie che portano a piazze, a feste, a porte che si aprono verso varie immensità, di luogo e d'anima. E' presente la nostalgia accanto all'allegria, un intelligente ironia che confina con ogni profilo umano amato e coltivato di per sè, nella coscienza dell'incontro e del viaggio, del discorso e del silenzio, della fretta e della pazienza, dell'amore e della distrazione, della bellezza e del semplice stupore, dell'edito e dell'inedito, di un'allegra stravaganza.
La folla dei volti e dei luoghi c'immerge nella sostanza delle parole che compongono il romanzo simultaneo di occhi, labbra, gesti, petali, ombre, cieli, e ad ogni pagina i dettagli della memoria trasvolano in un'immediata attualità [...]
Andiamo a ricostruire un microcosmo visuale che lascia dietro di sè il desiderio che il libro continui, che la vita che vi si muove si trasformi, attraverso le braccia silenziose dell'angelo che chiude la raccolta, nella visione, questa volta, di un mondo "Iperuranio" le cui avvisaglie stanno già nelle chiese incielate, nelle ali degli aerei e in qualche scorcio di bar all'aperto, a cercare un estate che non finisce, un inverno caldo di presenze, una primavera per altre margherite. Una città dove ritrovare, negli angoli, qualcuno che è comparso in questa storia, e ripartendo da una sola figura, regalare a Rita un'altra storia perfetta da raccontare.
Così, in questo viaggio continuo, di cui immaginiamo le soste improvvise, l'avversione per le pose e invece l'amore stupefatto e il cammino profondo nell'immagine, si costruisce il mondo senza disegni programmatici, e il mondo si mostra, in questo florilegio, un'amichevole sostanza.
L'intensità degli attimi restituisce a un coro di sensazioni, a un intreccio, a un dialogo infine tra la propria interiorità e quanto dell'universo rappresentato è senso, concetto prima che concezione, visione prima della vista, meditazione che si scioglie nel sorriso ininterrotto, curiosità che scavalca il nesso della logica consegnandoci il frutto da cogliere, il fiore che l'Autrice va raccogliendo ogni volta, spogliando delle spine le sue rose.

Enrica Loggi