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05/04/09



Tornavano i passeri a percorrere ombre d'oleandro
e la via s'adornò del loro silenzio.
C'è un'ansa dove non arriva il cuore
e lungo il mare la portano le barche
distaccate dai moli. Per ogni barca si muove il cielo
ondeggia l'acqua come un sospiro
torna il gabbiano a stridere
o cammina impettito sulle funi
del confine azzurro.
Tutto è trasalito con la primavera
i verdi getti del salice, la magnolia
i campicelli di primule
e la breve strada dei morti su per la collina.
Mi vengono a trovare
alle pendici dei sogni
sgorga un'acqua raminga dalle loro mani
e dal ricordo esalano profumi
che abitarono la giovinezza
come ogni tempo.
Gli accordi del giorno prevedono cetre
e corde sottili tra le dita
si muove il mare oltre l'estremo scoglio.
Va la mia barca, carica di erbe ricche
a solcare i mari del mio tempo
s'adagia prima di sera sul suo molo
e chiama gli uccelli.


(Enrica Loggi)

01/04/09

Dedicato a Giovanni Ercoli




Davanti a questa pittura, escavazione della materia, ritmo interiore ripetuto in definizioni minime, è quasi doveroso soffermarsi in silenzio, scorrere meditandolo il lieve scarto tra immagine ed immagine in sequenza, immergersi in queste concrezioni del segno senza quasi pronunciarsi.
Ci investe il tempo che idealmente trasporta le sequenze una nell'altra, ne cogliamo attimi, anni-luce, e la storia passa fino a noi, ci parla dalla sua intima pazienza, una domanda dell'essere all'essere.
Nei bianchi che si fanno grigi il paesaggio si porge con la forza di una scelta interiore.
La pittura di Giovanni Ercoli ( www.giovanniercoli.it ) ci incontra quando siamo pronti ad uno speciale silenzio, soli con questa materia di tempo e luce in prossimità di una dimensione originaria, al primo definirsi di una voce che si va schiarendo senza mai rivelare appieno la sua parola e traducendosi in forma della mente, respiro della materia.
Quasi una tregua che si scandisce, poggiando sulla leggerezza di un nulla, una cenere trascorsa, un perchè che non si risolve altrimenti che tornando a un'interna radice.
Da questo punto l'immagine muove lentamente nello spazio come sabbia in una clessidra, a cercare il suo possibile infinito.
Quello di Giovanni è un modo di riaffermare una remotezza, la distanza scelta da un mondo che ci lascia troppo spesso privi di senso, nell'affanno di ricreare un nuovo moto della coscienza, un punto ineludibile da cui ripartire per rianimare un sè profondo, nutrire il nostro fragile presente.

Enrica Loggi